Dario e Michela lavorano insieme dal 2004, dopo sei anni di matrimonio e la nascita del secondo e non ultimo figlio.
La loro scelta di vita è basata sulla famiglia, nel senso che il Fierobecco non ci sarebbe se non ci fosse una forte unione e il desiderio di costruire il futuro con i figli.
Il ristorante è una parte complementare rispetto alla loro relazione e per questo hanno deciso di farlo insieme, rafforzando di giorno in giorno il loro legame.
Dario è lo chef, l’alchimista del laboratorio culinario, il “maneggiatore” e trasformatore della materia prima.
Il fegato d’oca e di anatra insieme ai funghi che va a cercare nei boschi sono le sue “debolezze”, ma la vera passione di Dario è il pesce. Ama mangiarlo, lavorarlo, cucinarlo e servirlo crudo. Il suo rapporto col mare è un amore platonico, perché Dario e il mare si frequentano poco. Quel mare così lontano che lo fa tornare bambino anche solo a parlarne Dario lo sente vicino alle sue radici. Sarà anche perché, sebbene Piemontese da generazioni, Dario porta un cognome del sud, Marini, e non è un caso che entrando al Fierobecco salta subito al naso un buon odore che ricorda il mare.
Michela è la padrona di casa, il sorriso che accoglie chi varca la soglia del ristorante.
A Michela piace stare con le persone, farle sentire a loro agio per lei è del tutto naturale, allo stesso tempo è molto attenta alla giusta discrezione che meritano i clienti ed è consapevole del rispetto necessario ai momenti della tavola e della conversazione tra i commensali.
Poi c’è la “mamma Michela”, tanto che al Fierobecco le piace ricevere non solo gli adulti ma anche i bambini, assecondandone le esigenze fuori menu.
Per Michela è fondamentale il lavoro di squadra e di collaborazione e non manca mai di dimostrarlo coinvolgendo e motivando le persone che lavorano con lei.
La sua passione personale è il fare la pasta secondo la tradizione, a mano e senza l’aiuto delle macchine.
Con Dario condivide l’amore per il vino italiano e francese, il piacere di portare la conoscenza enologica e culinaria a tavola, attraverso le suggestioni sensoriali offerte dalle pietanze e dalla ricchezza della loro ricercata cantina.